Lo sciopero della scuola del 5 maggio 2015 è una risposta importante del mondo dell’istruzione al disegno di legge sulla scuola del governo Renzi.
La scelta del governo è netta: trasformare definitivamente le nostre scuole in aziende, capeggiate da un preside-manager dotato di poteri enormi sia sulla gestione del personale che sugli stessi contenuti della didattica, con il definitivo azzeramento delle prerogative degli organi collegiali democratici ridotti al più ad organismi da “sentire” o da “consultare”.
È il compimento del disegno regressivo avviato, dapprima timidamente, con l’autonomia scolastica e, in seguito, con ben maggiore determinazione con le controriforme Moratti e Gelmini. Anzi, la proposta del governo si spinge perfino oltre l’indecente disegno di legge Aprea, approvato da una delle Camere nella passata legislatura grazie all’apporto determinante del PD e bloccato dalle mobilitazioni di studenti, insegnanti e cittadini.
Concetti come partecipazione e condivisione sono in tutta evidenza sconosciuti al nostro presidente del consiglio e al suo governo, ancora più sconosciuti – o meglio, considerati pericolosi impacci da evitare – i concetto di diritti, regole e democrazia.
A completare il disegno, c’è l’asservimento di interi pezzi dell’istruzione alle esigenze delle imprese. Non solo con l’esaltazione dell’alternanza scuola-lavoro ma con l’incredibile previsione della costituzione di “laboratori per l’occupabilità” in collaborazione con enti e imprese private attraverso “l’orientamento della didattica e della formazione ai settori strategici del Made in Italy”.
Non poteva mancare, ovviamente, l’ennesima incostituzionale elargizione di fondi alle scuole paritarie private.
Questi ultimi punti della riforma rientrano anche nelle competenze delle Regioni, e in particolare riguarda i fondi che dovranno elargire le regioni sia per l’alternanza scuola – lavoro che per la scuola privata.
In un momento di difficoltà per le finanze pubbliche è inconcepibile che somme così rilevanti vengano elargite alle scuole private anche sotto forma di buoni scuola , che andrebbero aboliti.
Per quanto attiene alla formazione regionale integrata e all’alternanza scuola lavoro, non possiamo più permettere che i tirocini degli studenti siano fatti a costo zero: se vogliamo davvero che questa pratica si traduca in occasione formativa dobbiamo investire risorse per pagare i rimborsi delle spese sostenute dagli studenti, e retribuire adeguatamente i formatori per metterli in condizioni di svolgere il loro lavoro in condizioni dignitose.
MARCO RAVERA
candidato Rete a sinistra
3 maggio 2015